Il ferro è il ventiseiesimo elemento della tavola periodica; da bambino sapevo che ne erano ricchi gli spinaci che infatti rendevano super forte il mitico Popeye, nell’immaginario dell’infanzia era il simbolo della forza e della resistenza, poi crescendo e imparando più cose questo mito è crollato; acciaio, carbonio e poi il fascino del legno hanno avuto il sopravvento.

Solo nelle ultime settimane della nostra vita il ferro è tornato protagonista indiscusso, si proprio così, il ferro come elemento chimico ed il ferro che galleggia, metafora della nave. In entrambe le sue forme quando c’è carenza di ferro il corpo e l’anima ne soffrono.

L’anemia ha colpito Bianca come accade spesso alle donne in gravidanza; “il male del ferro” ha colpito entrambi quando, dopo tanti anni di vita a galla, ci siamo ritrovati tra le quattro mura di una casa e, come i marittimi che scendono a terra dopo una vita nel ventre dei grossi bastimenti circondati dal ferro rumoroso e salato, ci siamo sentiti malinconici, nostalgici.

Ritrovarsi a terra ci ha lasciato inizialmente un senso di smarrimento, nonostante le ottime ragioni e l’entusiasmo per ciò che stiamo vivendo: Viva è stata il nostro guscio e rifugio, è parte integrante della nostra famiglia; il rapporto di cura continuo di questi anni è stato reciproco.

Così come l’anemia si cura con delle pillole di ferro “il male del ferro” lo cureremo continuando ad amare il mare e la barca come sempre, liberando la nostra Viva dalle troppe responsabilità che le abbiamo dato (casa, lavoro, passione) e che forse, adesso ci rendiamo conto, in certi casi ci hanno incatenati alla banchina. Sciogliendo gli ormeggi più spesso e ancora più vogliosi di scoprire angoli di mare e di mondo da mostrare al nostro piccolo, per insegnargli la curiosità ed il rispetto verso la natura e la bellezza dello stare a galla, perché Viva si possa prendere cura anche di lui e riempire i suoi occhi ed il suo cuore, così come ha fatto con noi in tutti questi anni.

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