Quando il punto nave cade fuori dalla carta.
L’ultima volta che ci siamo soffermati sulle pagine di questo diario di bordo virtuale lo abbiamo fatto per raccontare il lungo periodo a terra, per la barca e per noi.
Adesso con la memoria faccio un salto indietro di più di quaranta giorni e torno a quel mercoledì in cui avevamo preparato tutto per il varo di Viva; da una decina di giorni oramai stavamo lavorando convivendo con una sensazione di nervi e sensi all’erta simile a quella che si ha quando il cielo cambia aspetto mostrando i segni di un groppo in arrivo; in quei casi si entra nel rituale della prevenzione, ogni gesto è finalizzato al non farsi cogliere alla sprovvista, si riduce la tela, si rizza tutto in coperta, si indossano le cerate…ma no, alla fine non era proprio la stessa cosa, anche perché quei momenti preparatori mi piacciono moltissimo e in fondo anche il ricordo di una buriana ha sempre un suo modo di essere piacevole.
In quei giorni però il senso di presentimento non dava il brivido adrenalinico del groppo in arrivo ma semplicemente un senso di cupezza e incertezza; e l’unica precauzione che è stato in nostro potere prendere è stata dire “verniciamo adesso il pozzetto perché poi i negozi magari chiuderanno”…e così abbiamo fatto, lasciando la sera la barca ancora impacchettata per la verniciatura, che tanto il mattino dopo saremmo andati in acqua e saremmo potuti tornare in un paio di giorni alla nostra normalità galleggiante.
E invece no.
Il giorno dopo siamo entrati a pieno titolo in questa assurda “era pandemica”; il cantiere ha chiuso, noi siamo rimasti a terra e insieme a noi milioni di persone si sono ritrovate con le proprie vite sospese. Tutto sospeso.
Abbiamo passato i primi giorni cercando analogie “nautiche” a questa inedita condizione: “Siamo come quando ci si mette alla cappa!”, “Si ma c’è terra sottovento!”; “Siamo come quando la burrasca ti prende in porto e non sai se riuscirai a salvare la barca!”; “Siamo tutti sulla stessa barca!”, “No, non è vero non lo siamo!”; “E’ come quando il punto nave cade fuori dalla carta!”…tutto questo per provare a dare un manto di familiarità a questa situazione che però è, come detto, inedita.
A questi tentativi è seguito quasi subito un meccanismo di autodifesa che ci ha portato in qualche modo a sospendere anche noi stessi, e tutto sommato anche l’abitudine ai tempi della navigazione e della vita in mare in qualche modo si è dimostrata una risorsa utile a far trascorrere meglio queste lunghe giornate. Anto si è rifugiato nello studio della navigazione astronomica, io nei safari fotografici in giardino (oltre alla salute propria e dei propri cari, in questi giorni assurdi una delle fortune più grandi che si possano avere è la possibilità di stare all’aria aperta e a contatto con la natura e spero che questo porti chi non lo ha mai fatto a farsi qualche domanda su bisogni reali e indotti).
Un po’ per questo stato di sospensione, un pò per l’attonimento, un po’ perché altaleniamo tra stati di smarrimento in cui il futuro è un enorme punto interrogativo (un raffio, direi!), momenti di flebile ottimismo, momenti di profondissima analisi politica e filosofica, non siamo riusciti a mettere nero su bianco alcunché.
Una cosa sola è certa: non sappiamo come, dove e quando ma vogliamo tornare in mare, aprire il tambuccio agli amici vecchi e nuovi, continuare a condividere una visione della vita e di normalità assai diversa da quella alla quale i notiziari dicono ci si affretti a tornare e che ci ha portato a vivere questi tempi così bui.
Viva è pronta e noi non vediamo l’ora…a presto!
“No, non è vero non lo siamo!”
Confermo, non lo siamo! Conosco persone che non sanno nemmeno nuotare e per loro sarebbe pericoloso trovarsi in barca perché ad un certo punto potrebbe essere necessario doversi buttare e, si sa, in quel caso non puoi fare altro che nuotare, nuotare..fino a toccare terra.
Conosco anche persone che sanno nuotare e molto bene e che potrebbero insegnarlo a chiunque volesse imparare ma non hanno una barca.
E poi conosco chi ne possiede una e poi un’altra e poi un’altra ancora ma non sa cosa farsene, non sa riconoscerne il valore se non quello economico. Forse lo ha imparato adesso durante la contemporanea “era pandemica”, ha dovuto farlo in cambio della libertà.
È proprio vero non “Siamo tutti sulla stessa barca!” ma abbiamo una certezza:
Viva è pronta e noi non vediamo l’ora..” di rivederla/vi presto!
Marzia
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Amica! ❤
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