Mollando gli ormeggi

Alla fine, dopo una lunghissima “fase uno” il paese si è rimesso in moto; noi, al momento della ripartenza, non abbiamo avuto neanche il tempo per realizzare cosa stesse accadendo; lunedì cantiere aperto, martedì varo, pronti attenti e…via. Via, in tutti i sensi perché il lunedì, oltre ad apprendere che la barca sarebbe andata in acqua il giorno dopo, abbiamo scoperto che il nostro tempo al pontile che è stato la nostra base negli ultimi anni era scaduto.

Per una serie di vicissitudini ci siamo ritrovati con i giorni contati per trovare un ormeggio, il “trasloco” a bordo dopo sei mesi a terra (Viva era stata completamente svuotata per fare cantiere), tanta incertezza per i mesi lavorativi a venire e una ritrovata insofferenza verso la città che si risvegliava con tutte le intenzioni di recuperare il tempo perduto nel bene e, soprattutto, nel male.

E così, come ogni tanto accade cercando di leggere tra le righe degli avvenimenti un messaggio e una direzione del destino, abbiamo capito che era arrivato un momento di svolta. In meno di tre giorni abbiamo chiuso le questioni palermitane in sospeso (tipo il rollbar per i pannelli solari) e siamo partiti per quella che sarà la nostra nuova base, almeno per il prossimo anno.

In fondo è anche questo uno degli aspetti che ci ha fatto scegliere di vivere così: viaggiare leggeri significa una maggior libertà di movimento e, salvo le relazioni importanti che restano indipendentemente dalla nostra collocazione geografica, a legarci ad un luogo è veramente solo qualche cima d’ormeggio.

Varcando la linea dei fanali del porto che ci ha fatto da casa per cinque anni da una parte siamo tornati alla nostra “normalità”, a navigare dopo più di sei mesi, dall’altra ufficialmente abbiamo compiuto il primo passo verso una fase nuova della nostra vita. Poche miglia di distanza per ritrovarsi in un’altra dimensione.

In mare una berta è venuta a salutarci.

Vita di bordo

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